Uniti al di là della pandemia

Bludau: bello l’invito al Padre Nostro ecumenico. Affidarsi a Dio  è una chiamata ad essere comunità

La preghiera come linfa e nutrimento del dialogo. La bellezza e l’importanza di rivolgersi a Dio oltre i confini geografici e di denominazione. Come figli e figlie, come sorelle e fratelli, come appartenenti all’unica famiglia umana. Soprattutto l’importanza di pregare, e di farlo “insieme”. Un avverbio che è il valore aggiunto della recita del Padre Nostro guidata ieri dal Papa. «In tedesco – spiega il pastore Heiner Bludau decano della Chiesa evangelica luterana in Italia – c’è un proverbio che dice: “Not lehrt beten”, cioè “il bisogno, l’emergenza insegna a pregare”. Vuol dire che la gente cerca aiuto in Dio e si rivolge a Lui più nelle difficoltà che in tempo di benessere. Io lo sentivo dai miei genitori che hanno vissuto durante la guerra, e non mi è mai piaciuto perché penso che la relazione con Dio non debba essere collegata a necessità particolari. Però forse davvero questi tempi difficili, in cui tanti riferimenti che sembravano ovvi si rivelano inefficaci, possono spingere a rivolgersi a Dio, a cercare una relazione fiduciosa con Lui. In questo contesto trovo molto bello l’invito a pregare insieme tutti i cristiani. Affidarsi a Dio non è soltanto un fatto individuale, ma chiama la comunità, in senso più ampio rispetto alla propria Chiesa. In questa richiesta di aiuto a Dio siamo per così dire “collegati”, superando i limiti delle rispettive confessioni. Si potrebbe dire che “l’emergenza insegna a pregare insieme”. E questa potrebbe essere una conseguenza positiva della crisi attuale, utile non solo oggi ma anche in futuro».